Planterwald
Mauerpark
Dove il viandante riflette su come la vita trovi sempre una strada per fiorire, constata che arte e tenacia alleviano i più grandi dolori e infine trova il giusto tempo per profondi pensieri
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Oggi Kreuzberg è un quartiere molto ambito dal punto di vista abitativo: offre una vibrante vita notturna e un gran numero di spazi culturali, ma al contempo economici mercati di quartiere ed una forte Kiez Kultur (letteralmente “cultura del quartiere”). I costi degli appartamenti sono molto alti, l’offerta legata alla ristorazione va dai migliori kebab cittadini fino ai più rinomati ristoranti stellati.
Durante il periodo del muro la situazione era ben diversa: per la sua particolare posizione Kreuzberg era una sorta di isola urbana, delimitata a nord dal fiume Spree, ad ovest dal muro, a sud dal Landwehrkanal e ad est dal canale Flutgraben: il quartiere risultò complesso sia da servire sia da abitare e in pochi anni divenne altamente degradato. Agli abitanti originari furono assegnati nuovi appartamenti nel nord della città - nel quartiere di Märkisches Viertel - e l'area, rimasta spopolata, fu ben presto abitata da persone con difficoltà economiche, famiglie di immigrati, artisti e musicisti che vivevano nelle moltissime case occupate. Kreuzberg divenne un quartiere culturalmente vivace e fervido, con frequenti esibizioni artistiche ed una scena musicale - prevalentemente punk - molto radicata.
Con la caduta del muro è terminato l’isolamento di Kreuzberg, ma il quartiere è rimasto il milieu ideale per artisti e - più in generale - per studenti dal budget molto basso. La crisi abitativa degli anni 2000 ha in seguito spinto molti investitori immobiliari ad interessarsi al quartiere, ristrutturando appartamenti e rendendo la zona paragonabile a qualsiasi altro quartiere di Berlino: molte famiglie tedesche sono tornate a stabilirsi qui, accanto a nuove generazioni di expat che lavorano in moderne aziende del settore tecnologico.
Kreuzberg è oggi uno dei quartieri dall’atmosfera più caratteristica: non è raro incontrare nello stesso isolato - come avviene presso la famosa Kottbusser Tor - locali punk, gallerie d'arte e piccoli fast food dove si possono gustare piatti tipici di ogni regione della Turchia. Un giro a piedi nelle domeniche estive lungo il Landwehrkanal porta il viaggiatore a perdersi tra i tipici mercatini delle pulci, incrociando persone che chiacchierano spensierate di fronte a qualche boccale di birra e gruppi di berlinesi che - attraversando il canale a bordo di canotti - vivono il quartiere con il naso all'insù.
Anche se il muro di Berlino - e le guardie socialiste autorizzate a sparare - sono diventati immagine e metafora della frontiera invalicabile per eccellenza, era tuttavia possibile per i cittadini recarsi da una parte all’altra della città per varie ragioni: familiari, di lavoro e persino di svago. Per attraversare il confine che separava le zone di Berlino era però necessario passare da uno dei sette valichi di frontiera predeterminati chiamati checkpoint (punti di controllo), dove avvenivano perquisizioni approfondite e controlli dei documenti.
Checkpoint Charlie: il più famoso a livello internazionale, era l’unico punto in cui potevano transitare membri delle forze armate alleate.
Sonnenallee: questo valico si trovava tra due zone relativamente degradate della città e non presentava particolare traffico. In questa zona è ambientato un film molto noto in Germania, intitolato “Sonnenallee”, che racconta di due ragazzi che crescono in famiglie divise tra DDR e BRD. Qui vi è stata l’ultima uccisione da parte delle guardie di frontiera della storia del muro (Chris Gueffroy, nel febbraio 1989).
Bornholmer Strasse: il passaggio più a nord, era quello deputato al transito dei comuni cittadini della Repubblica Federale. Fu il primo valico a lasciar passare la folla la sera del 9 novembre 1989: di fatto è il luogo dove il muro è effettivamente caduto.
Invalidenstrasse: questo valico si trovava nei pressi dell’Invaliden Friedhof, un cimitero degli invalidi di guerra. Qui ebbe luogo uno dei tentativi di fuga più spettacolari: dodici tedeschi dell’est con un autobus cercarono di sfondare il valico. Il bus, crivellato di colpi, si fermò solo pochi metri prima del confine e tutti gli occupanti, feriti, furono arrestati.
Heinrich-Heine Strasse: era il posto di frontiera deputato al transito delle merci e della posta tra le due parti della città: necessitava di ampi spazi e ancora oggi - pur essendo in una zona densamente abitata - vi sono prevalentemente edifici adibiti a stoccaggio.
Oberbaumbrücke: questo ponte - letteralmente “ponte superiore in legno” - è una costruzione storica ed oggi è uno snodo essenziale per il traffico tra i diversi quartieri di Friedrichshain. Rimase chiuso per tutto il periodo della divisione, permettendo solo il passaggio pedonale di cittadini autorizzati. Dopo la caduta del muro fu parzialmente ristrutturato dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava: merita una visita l'installazione che simula due mani che giocano alla morra cinese (carta, forbice e sasso).
Chausseestrasse: in questo valico secondario vi furono gli ultimi spari contro dei fuggiaschi. Nell’aprile 1989 le guardie di confine avevano già ricevuto ordini precisi di non sparare ai cittadini, a patto che questi non avessero aperto il fuoco contro di loro. Le istruzioni, diramate con diverse tempistiche e modalità, non giunsero in tempo alle guardie assegnate al controllo passaporti, che quindi spararono in aria per spaventare due giovani che stavano tentando di correre ad Ovest. Furono gli ultimi colpi esplosi intorno al muro di Berlino.
Friedrichstrasse Bahnhof: ai sette checkpoint sopra citati occorre aggiungerne un ottavo, l’unico valico ferroviario della città. Qui i cittadini dovevano scendere dal treno, passare attraverso un palazzo dove venivano effettuati i controlli e infine salire su un altro treno, dato che le linee ferroviarie dei due paesi non erano connesse. Nel tratto della stazione in cui i cittadini BRD attendevano i treni per andare verso Berlino Est erano presenti gli unici chioschi in città dove si potevano acquistare liberamente beni DDR e pagarli con valuta occidentale. Il palazzo dei controlli è ancora presente: oggi, dopo una fedele ristrutturazione, ospita una mostra permanente. A causa del dolore che ha causato nelle famiglie berlinesi è chiamato Tränenpalast, "il palazzo delle lacrime".
Nel distretto di Friedrichshain, sulla riva dello Spree tra l’Oberbaumbrücke e la stazione ferroviaria di Ostbahnhof, si trova la sezione originaria più lunga del muro: precisamente 1.316 metri lineari.
Nel novembre del 1989, subito dopo la caduta del muro, le associazioni di arti visive della Germania Est e della Germania Ovest entrarono in contatto: un'inedita collaborazione per realizzare la prima manifestazione artistica unitaria del paese. Venne presto identificata un'opportunità molto interessante nell’utilizzo del muro a fini artistici: più precisamente, quel tratto di muro in centro città - ampio e dritto - che si trovava proprio lungo lo Spree a Friedrichshain.
Definiti tutti i passaggi burocratici con gli ancora esistenti due governi tedeschi, gli organizzatori decisero di affiancare ai molti artisti locali anche un numero di artisti provenienti da tutto il mondo. Inizialmente si era pensato di sovvenzionare l’opera tramite finanziamenti esterni: l’ambasciata degli Stati Uniti, McDonald’s e Coca Cola avevano già offerto la loro disponibilità. Gli artisti della DDR si opposero: non volevano rischiare, per colpa delle pressioni degli sponsor, di perdere la libertà d’espressione appena acquisita e si procedette quindi usando esclusivamente fondi pubblici.
La direzione delle operazioni per la preparazione dell’East Side Gallery fu affidata alla scozzese Christine McLean: coordinò 118 artisti da 21 paesi che per diversi mesi lavorarono - spesso collaborando tra loro - alla creazione di molteplici opere che rappresentassero il loro sentire riguardo ai cambiamenti storico politici che erano in corso. L’opera fu completata nell’estate 1990 ed inaugurata con una crociera sullo Spree il 28 settembre dello stesso anno.
Una volta che l’opera fu terminata, era intenzione degli organizzatori spaccare il muro in molte parti e mandarle nei paesi di provenienza degli artisti che avevano partecipato alla sua realizzazione. Il Giappone si offrì anche di pagare e poter avere l’opera smantellata e trasferita a Tokyo, per essere esposta al pubblico. Entrambe queste idee furono però bocciate: fu impossibile risalire al reale proprietario del muro, dato che questo era intestato ad una società fantasma probabilmente parte del Ministero della Sicurezza dello Stato. L’opera rimase dov’era, e dov’è tutt’oggi.
La galleria all’aria aperta ospita moltissime opere diverse tra loro, tra cui la più famosa è certamente “il Bacio” realizzato dall’artista Dmitri Vrubel: il murale rappresenta un bacio tra Leonid Il’ič Brežnev e Erich Honecker. Quest'opera riproduce una fotografia del 1979, quando l’allora Segretario Generale dell’URSS e il Presidente della DDR si scambiarono un bacio sulle labbra durante una cerimonia ufficiale. Lo scambio di baci era usanza comune nei paesi del blocco socialista e Brežnev era conosciuto per l’enfasi che metteva nel gesto, che rappresentava la fratellanza tra i diversi popoli uniti dal patto di Varsavia. Quest’opera con il tempo venne soprannominata “il bacio della morte” per via della scritta che si trova in calce: “Dio mio, aiutami a sopravvivere a questo bacio della morte”.
Negli anni le condizioni meteo ed il vandalismo minacciarono seriamente di distruggere la East Side Gallery e nel 2009 fu decisa un’opera di restauro, che consisteva nella demolizione di parte del cemento, comprese le opere che vi erano dipinte, e nella sua ricostruzione. Questa azione di recupero fu assai controversa e moltissimi degli artisti non furono d'accordo né con i modi con cui fu realizzata né con l'esiguo compenso che fu loro offerto per rifare daccapo le opere, ovvero tremila euro più le spese. Come risultato alcune opere furono ricreate da artisti differenti, mentre altre non furono affatto ricreate: questo spiega come mai oggi vi siano alcune sezioni di muro rimaste bianche.
Inoltre, una sezione di circa trenta metri del muro fu spostata dalla sua posizione originale e riposizionata in parallelo ad un’altra sezione, in doppia fila, per facilitare il deflusso del pubblico dal vicino palazzetto dello sport, il Mercedes Benz Arena.
Il tratto di muro della East Side Gallery non era situato sul confine, che in quell’area era rappresentato dal fiume Spree: il muro che segnava il vero confine era esattamente sulla riva del fiume, nel punto fisicamente più esterno di Berlino Est. Il muro più interno, quello tuttora esistente, aveva invece la funzione di delimitare la cosiddetta “striscia della morte”, ovvero l’area in cui i soldati avevano ordine di sparare a vista a chiunque si muovesse.
Avere un tratto di confine marcato dal fiume in una zona così densamente popolata rappresentava un pericolo per i cittadini: purtroppo a Kreuzberg tra gli anni '60 e gli anni '70 è capitato ben cinque volte che dei bambini perdessero la vita. La dinamica di questi incidenti era spesso simile: giocando, i ragazzini finivano in acqua e non potevano essere soccorsi dalle persone che si trovavano a Ovest, dato che avventurarsi nel fiume comportava il rischio di incorrere nel fuoco delle guardie dell’Est. Al contempo le guardie della DDR dovevano chiedere esplicita autorizzazione al comando prima di poter intervenire, autorizzazione che spesso arrivava dopo che il bambino aveva già perso la vita affogando.
Per evitare questi tragici incidenti, alla fine degli anni '70 furono installate delle colonnine di soccorso dove da Kreuzberg le forze dell’ordine della BRD potevano attivare una procedura facilitata per la gestione dei soccorsi in acqua.
L’East Side Gallery non è stata la prima occasione in cui si è pensato di utilizzare il muro a scopi artistici: il 23 ottobre 1986 l’artista statunitense Keith Haring si recò a Berlino per decorare circa trecento metri di muro su commissione del Mauermuseum della BRD. Il muro si trovava fisicamente all'interno della DDR, quindi al noto writer fu concesso di realizzare la sua opera solo sulla parete occidentale, e solo dopo che alle guardie di frontiera fu garantito che l’opera non avrebbe diffamato il loro paese.
Haring dipinse il muro completamente di giallo e disegnò, nel suo caratteristico stile, una catena di omini stilizzati rossi e neri, come i colori delle due bandiere tedesche. Quest'opera intendeva sottolineare l’importanza di riunire il popolo tedesco e fu profetica dato che - solo tre anni dopo - una vera catena umana di centinaia di migliaia di persone festeggiò l’abbattimento del muro abbracciandosi per le vie della città.
L’opera ebbe vita molto breve: poche ore dopo la sua realizzazione era già stata ricoperta di graffiti e pochi giorni dopo era oramai completamente vandalizzata ed irriconoscibile. Ad oggi, l’unica cosa che resta di questo murale sono le fotografie scattate all’artista nel corso della sua preparazione e al momento della sua inaugurazione.
Checkpoint Charlie (o "Checkpoint C") divenne famoso in tutto il mondo perché, dei sette punti di passaggio tra DDR e BRD, era l’unico sotto il controllo esclusivo americano ed anche l'unico in cui era permesso il transito di personale delle forze Alleate: questo nome in codice era un sottile espediente che mirava a non riconoscere la legittimità della Germania Est in quanto stato. Le forze dell'Est utilizzavano un appellativo ufficiale senza dubbio più formale: Grenzübergangsstelle Friedrichstrasse (“Controllo di confine di Friedrichstrasse”).
Nella DDR oltre il valico si ergevano torri di controllo, mura e filo spinato, zig-zag di cavalli di frisia per rallentare i mezzi a motore e persino un’ampia area di parcheggio per approfondite ispezioni; nel lato sotto il controllo americano si trovava solo una semplice capanna di legno: il messaggio implicitamente inviato era che gli americani disconoscevano sia il muro sia il confine interno a Berlino e quindi non avrebbero investito né fondi né energie per la sua gestione.
Questa capanna di legno fu conservata e dopo la caduta del muro fu trasferita all'AlliiertenMuseum (il Museo degli Alleati in Clayallee 135): l'edificio che oggi è preso d’assalto dai turisti è una sua replica in metallo. Sopra a questa baracca è posizionata l'immagine di un soldato americano, l’ex suonatore di tuba dell’esercito Jeff Harper: questa foto fu scattata nel 1994 come parte di un servizio fotografico sull’ultima guarnigione americana a Berlino. Sul retro di questa foto si trova quella di un soldato in uniforme sovietica, la cui identità resta ancora ignota.
Gli occhi di mezzo mondo furono puntati su Checkpoint Charlie per un episodio avvenuto nell’ottobre del 1961, subito dopo l’erezione del muro. All’epoca i paesi alleati non riconoscevano ancora la Repubblica Democratica Tedesca come stato e quindi consideravano le truppe sovietiche le uniche responsabili dell'area. Quando alcune guardie della Germania dell'Est chiesero di controllare i documenti ad un diplomatico americano che si stava recando in visita nel settore sovietico la tensione salì immediatamente e drammaticamente. Dopo soli due giorni furono schierati dieci carri armati sovietici ed altrettanti carri americani, a fronteggiarsi sui due lati del confine. Fortunatamente, grazie alla mediazione del capo dipartimento di giustizia americano Robert Kennedy e della spia del KGB Georgi Bolshakov, il terzo giorno i carri sovietici furono ritirati, seguiti immediatamente dopo da quelli americani.
Un altro episodio che fece molto clamore internazionale fu la morte di Peter Fechter, un ragazzo di Berlino Est. Nel tentativo di fuggire ad Ovest il giovane fu colpito dalle guardie di confine, che lo ferirono e lo lasciarono intrappolato nel filo spinato. Per paura del fuoco nemico, né le guardie DDR né quelle alleate si recarono in suo soccorso, tanto che Peter morì dopo un’ora di agonia di fronte a telecamere e macchine fotografiche di tutto il mondo. Questa morte scatenò una forte ondata di proteste anti-russe in tutta Berlino Ovest ed altrettante critiche per l’inazione delle truppe occidentali: il risultato fu un'ulteriore limitazione della libertà di movimento tra i diversi settori cittadini.
A soli ottanta metri da Checkpoint Charlie - in un appartamento di Friedrichstrasse - ha sede il museo fondato dal dottor Rainer Hildebrandt. Una delle peculiarità di questo spazio espositivo è la sua data di nascita, quasi contemporanea all'erezione del muro: è infatti dal 1962 che questo luogo espone materiale che documenta la violenza del governo della DDR e raccoglie le testimonianze dei cittadini a favore della pace e della riunificazione.
Più che un museo, si tratta di un vero e proprio centro di ricerca e documentazione: situato inizialmente in un bilocale disabitato, si è esteso nel 1963 agli appartamenti adiacenti diventando Haus am Checkpoint Charlie, "la casa presso il Checkpoint Charlie". Trattandosi dell’edificio ad uso pubblico più vicino al confine della Germania Est - meno di cento metri - molti di coloro che riuscivano a fuggire, spesso in maniera rocambolesca, donavano simbolicamente le loro stravaganti invenzioni al museo: qui si trovano una mongolfiera, un mini sottomarino artigianale ed una piccola seggiovia costruita in casa.
Uno dei personaggi più famosi legati al muro fu John Running, noto come Mauerläufer, "il camminatore del muro": un quacchero americano che - ispirato da pacifismo e libertà - trascorse diversi anni a Berlino cercando incessantemente di danneggiare il muro, con l'intenzione di aprire un varco da Ovest. Rimarranno per sempre nelle cronache un primo episodio - quando costruì una scala lunghissima che lo portò a cavallo del muro, da cui ne prelevò la parte superiore - ed un secondo, in cui montò un ariete stradale su un'automobile, per poi lanciarsi contro il muro ad alta velocità. Le sue imprese gli costarono tre mesi di detenzione nelle prigioni DDR: gli artefatti da lui ideati sono oggi esposti al Mauermuseum.
Berlino è una città geograficamente molto ampia e dalla storia assai varia: i suoi regnanti d'un tempo hanno risieduto a Spandau, a Potsdam, a Charlottenburg e a Pankow; i suoi uffici pubblici sono oggi dislocati tra Charlottenburg, Moabit, Wedding, Alexanderplatz e la Porta di Brandeburgo. Per queste ragioni non esiste un vero e proprio "centro storico" nell'accezione più comune, ovvero quell'area urbana dove è possibile visitare la quasi totalità delle attrazioni turistiche e dove si consuma la vita politica ed economica della città. Alla domanda “Abiti in centro?” un berlinese spesso risponderà spiegando che Berlino è una città multicentrica dove ogni quartiere ha le sue attrattive, i suoi servizi, la sua storia e persino il suo centro.
Accantonate queste doverose premesse, si può riconoscere tra tutti un quartiere che per motivi geografici - trovandosi al centro della regione - ha assunto anche il ruolo di centro cittadino: questo quartiere si chiama Mitte, per l'appunto “centro” in tedesco. Meta prediletta dei turisti in visita, tra le sue vie sono dislocati alcuni tra i più famosi punti di interesse della città e da qui provengono le celebri immagini da cartolina che restituiscono la Berlino spesso evocata nel nostro immaginario.
Questa piazza, situata nel centro geografico della città, ha sempre avuto un importantissimo ruolo di crocevia cittadino. Arrivava proprio qui la prima ferrovia berlinese - fondata nel 1848 - che collegava Berlino alla città di Potsdam. La sua caratteristica forma a stella permetteva di avere strade che conducevano in ogni direzione: Charlottenburg, il parlamento, il Tiergarten e Spandau erano collegati direttamente con Potsdamer Platz e nel 1924 il traffico era già così intenso che qui fu installata la prima torre semaforica di tutta la Germania.
Questa piazza visse il suo periodo di maggior splendore nella prima parte del XX secolo: divenne sede della movimentata vita culturale e politica della città e i suoi famosissimi caffè furono il milieu dove l’arte berlinese si sviluppò nel periodo tra le due guerre. Degno di menzione era il complesso “Haus of Vaterland”, un concetto rivoluzionario per l’epoca ma ancora oggi attuale: un edificio - versione moderna del palazzo di Teodorico a Ravenna - in cui erano ospitati ristoranti provenienti dai quattro angoli del globo. Accanto allo storico Cafè Vaterland - un caffè in stile liberty operativo già nei primi anni del secolo scorso - sorsero moltissimi altri ristoranti dove i clienti potevano assaporare piatti turchi, ungheresi, spagnoli, americani e giapponesi, così come gustare le delizie locali di ogni land (regione) tedesca.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la piazza fu pesantemente danneggiata e, data la sua natura di luogo di confine, non fu mai ricostruita. Il colpo di grazia alle sue architetture storiche venne sferrato nel 1953 dalla rivolta dei lavoratori della DDR: durante gli scontri tra operai, polizia e truppe sovietiche molti degli edifici abbandonati ancora in piedi, inclusa la Haus Vaterland, furono dati alle fiamme e perduti per sempre.
L'interesse per la zona andò progressivamente scemando finché, dopo la riunificazione, il governo decise di dividerla in quattro lotti che vennero messi all’asta: se li aggiudicarono Daimler, Sony e Beisheim; il quarto lotto, Park Kolonnaden, andò ad una cordata di diversi investitori. In pochi anni venne edificato il più grande quartiere commerciale d'Europa e proprio qui sorsero i primi grattacieli moderni di Berlino. Ancora oggi chi attraversa la piazza rimane sorpreso da quanto sia differente rispetto al resto della città, che invece si caratterizza per i bassi edifici e le frequenti aree verdi.
La volontà di costruire un monumento per commemorare le vittime dell’Olocausto emerse all’inizio degli anni '80 e nel 1985 il governo federale indisse un primo concorso artistico per valutare diverse proposte. La discussione riguardo al posizionamento dell'opera e al messaggio da comunicare non giunsero ad alcuna conclusione, pertanto nessuna delle 528 opere partecipanti al concorso fu selezionata. Dopo un altro decennio di accesi dibattiti, un secondo concorso fu indetto nel 1997 e questa volta fu selezionata la proposta dell’architetto americano Peter Eisenman. L’opera fu ulteriormente rivista e discussa per altri due anni ed i lavori per la sua realizzazione poterono iniziare solo nel 1999: l’inaugurazione al pubblico avvenne nel 2005.
Il monumento - il cui nome ufficiale è Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa - è situato in quella che era la “zona della morte” del muro e presenta 2.700 stele di diverse altezze posizionate su una base ondulata: questi accorgimenti rendono tutte le stele differenti l’una dall'altra. Scopo dell’opera è invitare il visitatore, che la può attraversare liberamente a piedi in ogni direzione, ad estraniarsi dal mondo circostante per concedersi una pausa di riflessione. Nel 2012, solo sette anni dopo la sua inaugurazione, l’intero memoriale fu oggetto di una importante ristrutturazione: le stele stavano crollando sotto il loro stesso peso e fu necessario rinforzarle con una armatura interna in acciaio.
Il memoriale è accompagnato da un centro di documentazione sotterraneo ad ingresso gratuito (dal martedì alla domenica, dalle 10:00 alle 18:00) che fornisce informazioni storiche riguardo all’Olocausto ed al suo impatto sulla comunità ebraica.
Alla fine del XVIII secolo le differenti porte di Berlino costituivano i varchi doganali attraverso cui passavano le merci provenienti dalle città limitrofe. Nello specifico, la porta di Brandeburgo deve il suo nome al fatto di essere stata la barriera di dogana sulla strada che collegava Berlino alla città di Brandeburgo, che si trova sul fiume Havel e che all’epoca era capitale dell’omonimo margraviato.
A seguito di una vittoria nel supporto ai sovrani orangisti, alla fine del XVIII secolo Federico Guglielmo II decise di ristrutturare l'edificio e trasformarlo in un monumento celebrativo: tra il 1788 ed il 1791 l’antico posto di guardia fu distrutto ed al suo posto fu costruito un monumento neoclassico ispirato alla porta dell’Acropoli di Atene, con un colonnato dorico sovrastato dalla statua della Vittoria alata che guida un carro trainato da quattro cavalli. Questa porta da allora è uno dei simboli di Berlino anche se durante la guerra fredda, trovandosi sul confine tra le due Germanie, rimase inaccessibile ai cittadini per diversi decenni. Su di essa fino al 1957 sventolò la bandiera sovietica - successivamente sostituita da quella della Germania Democratica - e attraverso questa porta nel 1990 il cancelliere della Germania Federale poté entrare liberamente nella Repubblica Democratica Tedesca per la prima volta dopo la caduta del muro.
Nel 2014, per festeggiare i 25 anni dalla caduta del muro di Berlino, di fronte alla Porta di Brandeburgo fu esposta una statua di cera di David Hasselhoff. Nel corso degli anni '80 l'attore - celebre protagonista di Supercar e Baywatch - accanto ai successi televisivi percorse una carriera musicale di tutto rispetto e la sua hit “Looking for freedom” fu colonna sonora delle proteste che portarono alla caduta del muro. Nel dicembre del 1989 David ebbe l’opportunità di esibirsi al primo concerto di capodanno accessibile ai cittadini delle due Germanie unite, proprio davanti alla Porta di Brandeburgo. L’attore, nel corso degli anni, ha diverse volte lamentato pubblicamente l’assenza di sue foto nei diversi musei dedicati alla storia del muro.
In direzione est, dalla porta di Brandeburgo parte il famosissimo viale Unter den Linden ("sotto ai tigli") che termina in Alexanderplatz e collega quasi tutti i monumenti neoclassici di Berlino. Poco oltre la porta si trova l’Hotel Adlon, divenuto famoso a livello mondiale quando Michael Jackson, qui ospite nel 2002, mostrò ai fan suo figlio neonato e finse di lanciarlo fuori dalla finestra. Nei pressi dell'hotel, all'interno della DZ Bank, si trova l’AXICA Convention Center disegnato dall’architetto Frank O. Gherz, considerato un capolavoro di architettura tedesca moderna. In direzione ovest rispetto alla porta inizia invece il Tiergarten, un gigantesco parco cittadino, il vero polmone verde del centro città.
La “zona della morte” era un’area che separava le due diverse mura che circondavano Berlino Ovest: il muro esterno - che passava esattamente sulla linea di confine - ed il muro di difesa che si trovava alcune decine di metri dentro al territorio DDR ed era presidiato da guardie armate. Tra i due muri si trovava una fascia di terreno abbandonata, costantemente sorvegliata dai soldati dell’Est autorizzati a sparare ad ogni persona che attraversava la zona. Questa feroce consegna, che ha causato negli anni più di cento morti e migliaia di feriti, non valeva però per gli animali.
Trattandosi di un’area relativamente tranquilla e coperta d’erba, questa terra di nessuno fu in pochi anni popolata da migliaia di conigli che qui trovavano pace, cibo e la possibilità di girovagare indisturbati. Furono immediatamente presi in simpatia dai berlinesi, che apprezzavano la loro assoluta indifferenza ai confini: sgattaiolavano attraverso il filo spinato, sereni attraversavano le letali trincee e con pazienza scavavano piccoli tunnel che attraversavano l'invalicabile muro. La loro tenacia ricordava quotidianamente ai berlinesi che la divisione non era uno stato cui abbandonarsi, ma qualcosa contro cui lottare.
A ricordo dell’affetto provato per questi conigli, nel 1999 l’artista berlinese Karla Sachse installò - lungo i marciapiedi di Chausseestrasse - centoventi placche di ottone a forma di coniglio, molte delle quali sono visibili ancora oggi: quest’area è da allora chiamata il Kaninchenfeld, ovvero "il campo dei conigli". Nel 2009 fu girato un documentario, “Rabbit à la Berlin”, che ottenne una nomination agli Oscar: l'opera racconta la storia del muro da un inedito punto di vista, quello dei conigli che lo hanno abitato.
Questo memoriale, la cui progettazione iniziò nel 1994 ma al quale si è deciso di continuare ad aggiungere sezioni ed opere in maniera continuativa, è un’installazione all’aria aperta che copre un tratto di muro di circa un chilometro. La costruzione è perfettamente integrata nella città e presenta differenti attrazioni che il viaggiatore può visitare passeggiando.
La parte che si trova in direzione di Garten Strasse è una ricostruzione storica: trovano posto sezioni del muro - alcune decorate con moderni graffiti ed altre fedeli all'aspetto originale - e la ricostruzione di una torretta di confine. Qui si trova anche il centro visitatori ad ingresso gratuito (dal martedì alla domenica, dalle 10:00 alle 18:00) che presenta informazioni sul memoriale stesso ed una mostra permanente sulla storia e sulle vittime del muro.
Nel tratto che prosegue lungo Bernauer Strasse il memoriale si integra con il paesaggio urbano: lungo il percorso si incontrano numerose sbarre di metallo arrugginito - dell’esatta altezza del muro - collocate lungo il tracciato originale del vecchio confine. Pochi metri più a sud, nel luogo dove sorgevano le strutture sorvegliate dalle guardie DDR, si trova un passaggio pedonale. Pannelli illustrativi sono accompagnati da gigantografie d’epoca dipinte sui muri delle case e rappresentano i momenti salienti della storia del quartiere.
Lungo tutto il percorso sono state recentemente installate le fotografie con le storie di 130 vittime dei controlli di confine lungo il muro. Vi è infine una cappella, detta della Riconciliazione, costruita con materiali poveri nell’esatto luogo dove l’originale chiesa di quartiere fu distrutta, colpevole di sorgere proprio nel mezzo della “zona della morte”.
Nei paraggi si trova anche il famoso campo di segale del muro: l’università di agraria si occupa ogni anno di seminare e raccogliere segale in quella che una volta era l'area pattugliata dalle guardie di confine. Il raccolto è normalmente utilizzato per le ostie della Cappella della Riconciliazione ma vista l’abbondante resa - oltre cinque quintali annui - è stato possibile in passato utilizzarlo più volte anche per realizzare il Whisky del Muro di Berlino.
Berliner Berg Brauerei
location_on Treptower Straße, 39 — Berlin
Prezzo add_circleadd_circleradio_button_unchecked call +493064435906 jamboard_kiosk www.berlinerberg.de
Birrificio artigianale con taproom, una sala riservata alle birre.
ZOLA East Side – Friedrichshain
location_on Mühlenstraße, 70-71 — Berlin
Prezzo add_circleadd_circleradio_button_unchecked call +493098294715
Una delle migliori pizzerie in città, a due passi dal muro di Berlino.
Max und Moritz
location_on Oranienstraße, 162 — Berlin
Prezzo add_circleadd_circleradio_button_unchecked call +493069515911 jamboard_kiosk maxundmoritzberlin.de
Il ristorante tipico berlinese per eccellenza: atmosfera accogliente e ottima location, a due passi dalle attrattive di Kreuzberg.
Yusuf - Falafel, Halloumi & Schawarma
location_on Axel-Springer-Straße, 43 — Berlin
Prezzo add_circleradio_button_uncheckedradio_button_unchecked call +4917620002811
In questo kebab dall'aria caotica si trovano i migliori panini con schawarma di Berlino.
Mix and Match by Seven Coffee
location_on Markgrafenstraße, 56 — Berlin
Prezzo add_circleradio_button_uncheckedradio_button_unchecked call +493027980559
Questo locale - a metà tra una pasticceria ed un kebab - serve eccezionali kumpir, le patate ripiene turche.
Lindenbräu am Potsdamer Platz
location_on Bellevuestraße, 3-5 — Berlin
Prezzo add_circleadd_circleradio_button_unchecked call +493025751280 jamboard_kiosk www.bier-genuss.berlin
Ristorante gestito da uno storico marchio di birra tedesco: una buona alternativa al fast food imperante in Potsdamer Platz.
Restaurant im Hamburger Bahnhof
location_on Invalidenstraße, 50-51 — Berlin
Prezzo add_circleadd_circleadd_circle call +493070713650 jamboard_kiosk www.restaurant-hamburger-bahnhof.de
Location d'epoca per un ristorante di pregio che a pranzo offre un interessante menu a prezzi contenuti.
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Viaggiare ed Esplorare
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