Nel distretto di Friedrichshain, sulla riva dello Spree tra l’Oberbaumbrücke e la stazione ferroviaria di Ostbahnhof, si trova la sezione originaria più lunga del muro: precisamente 1.316 metri lineari.
Nel novembre del 1989, subito dopo la caduta del muro, le associazioni di arti visive della Germania Est e della Germania Ovest entrarono in contatto: un'inedita collaborazione per realizzare la prima manifestazione artistica unitaria del paese. Venne presto identificata un'opportunità molto interessante nell’utilizzo del muro a fini artistici: più precisamente, quel tratto di muro in centro città - ampio e dritto - che si trovava proprio lungo lo Spree a Friedrichshain.
Definiti tutti i passaggi burocratici con gli ancora esistenti due governi tedeschi, gli organizzatori decisero di affiancare ai molti artisti locali anche un numero di artisti provenienti da tutto il mondo. Inizialmente si era pensato di sovvenzionare l’opera tramite finanziamenti esterni: l’ambasciata degli Stati Uniti, McDonald’s e Coca Cola avevano già offerto la loro disponibilità. Gli artisti della DDR si opposero: non volevano rischiare, per colpa delle pressioni degli sponsor, di perdere la libertà d’espressione appena acquisita e si procedette quindi usando esclusivamente fondi pubblici.
La direzione delle operazioni per la preparazione dell’East Side Gallery fu affidata alla scozzese Christine McLean: coordinò 118 artisti da 21 paesi che per diversi mesi lavorarono - spesso collaborando tra loro - alla creazione di molteplici opere che rappresentassero il loro sentire riguardo ai cambiamenti storico politici che erano in corso. L’opera fu completata nell’estate 1990 ed inaugurata con una crociera sullo Spree il 28 settembre dello stesso anno.
Una volta che l’opera fu terminata, era intenzione degli organizzatori spaccare il muro in molte parti e mandarle nei paesi di provenienza degli artisti che avevano partecipato alla sua realizzazione. Il Giappone si offrì anche di pagare e poter avere l’opera smantellata e trasferita a Tokyo, per essere esposta al pubblico. Entrambe queste idee furono però bocciate: fu impossibile risalire al reale proprietario del muro, dato che questo era intestato ad una società fantasma probabilmente parte del Ministero della Sicurezza dello Stato. L’opera rimase dov’era, e dov’è tutt’oggi.
La galleria all’aria aperta ospita moltissime opere diverse tra loro, tra cui la più famosa è certamente “il Bacio” realizzato dall’artista Dmitri Vrubel: il murale rappresenta un bacio tra Leonid Il’ič Brežnev e Erich Honecker. Quest'opera riproduce una fotografia del 1979, quando l’allora Segretario Generale dell’URSS e il Presidente della DDR si scambiarono un bacio sulle labbra durante una cerimonia ufficiale. Lo scambio di baci era usanza comune nei paesi del blocco socialista e Brežnev era conosciuto per l’enfasi che metteva nel gesto, che rappresentava la fratellanza tra i diversi popoli uniti dal patto di Varsavia. Quest’opera con il tempo venne soprannominata “il bacio della morte” per via della scritta che si trova in calce: “Dio mio, aiutami a sopravvivere a questo bacio della morte”.
Negli anni le condizioni meteo ed il vandalismo minacciarono seriamente di distruggere la East Side Gallery e nel 2009 fu decisa un’opera di restauro, che consisteva nella demolizione di parte del cemento, comprese le opere che vi erano dipinte, e nella sua ricostruzione. Questa azione di recupero fu assai controversa e moltissimi degli artisti non furono d'accordo né con i modi con cui fu realizzata né con l'esiguo compenso che fu loro offerto per rifare daccapo le opere, ovvero tremila euro più le spese. Come risultato alcune opere furono ricreate da artisti differenti, mentre altre non furono affatto ricreate: questo spiega come mai oggi vi siano alcune sezioni di muro rimaste bianche.
Inoltre, una sezione di circa trenta metri del muro fu spostata dalla sua posizione originale e riposizionata in parallelo ad un’altra sezione, in doppia fila, per facilitare il deflusso del pubblico dal vicino palazzetto dello sport, il Mercedes Benz Arena.
Il tratto di muro della East Side Gallery non era situato sul confine, che in quell’area era rappresentato dal fiume Spree: il muro che segnava il vero confine era esattamente sulla riva del fiume, nel punto fisicamente più esterno di Berlino Est. Il muro più interno, quello tuttora esistente, aveva invece la funzione di delimitare la cosiddetta “striscia della morte”, ovvero l’area in cui i soldati avevano ordine di sparare a vista a chiunque si muovesse.
Avere un tratto di confine marcato dal fiume in una zona così densamente popolata rappresentava un pericolo per i cittadini: purtroppo a Kreuzberg tra gli anni '60 e gli anni '70 è capitato ben cinque volte che dei bambini perdessero la vita. La dinamica di questi incidenti era spesso simile: giocando, i ragazzini finivano in acqua e non potevano essere soccorsi dalle persone che si trovavano a Ovest, dato che avventurarsi nel fiume comportava il rischio di incorrere nel fuoco delle guardie dell’Est. Al contempo le guardie della DDR dovevano chiedere esplicita autorizzazione al comando prima di poter intervenire, autorizzazione che spesso arrivava dopo che il bambino aveva già perso la vita affogando.
Per evitare questi tragici incidenti, alla fine degli anni '70 furono installate delle colonnine di soccorso dove da Kreuzberg le forze dell’ordine della BRD potevano attivare una procedura facilitata per la gestione dei soccorsi in acqua.
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Rivivi un fondamentale capitolo della storia umana lungo le vestigia del muro più famoso - e famigerato - d'Europa
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