Checkpoint Charlie (o "Checkpoint C") divenne famoso in tutto il mondo perché, dei sette punti di passaggio tra DDR e BRD, era l’unico sotto il controllo esclusivo americano ed anche l'unico in cui era permesso il transito di personale delle forze Alleate: questo nome in codice era un sottile espediente che mirava a non riconoscere la legittimità della Germania Est in quanto stato. Le forze dell'Est utilizzavano un appellativo ufficiale senza dubbio più formale: Grenzübergangsstelle Friedrichstrasse (“Controllo di confine di Friedrichstrasse”).
Nella DDR oltre il valico si ergevano torri di controllo, mura e filo spinato, zig-zag di cavalli di frisia per rallentare i mezzi a motore e persino un’ampia area di parcheggio per approfondite ispezioni; nel lato sotto il controllo americano si trovava solo una semplice capanna di legno: il messaggio implicitamente inviato era che gli americani disconoscevano sia il muro sia il confine interno a Berlino e quindi non avrebbero investito né fondi né energie per la sua gestione.
Questa capanna di legno fu conservata e dopo la caduta del muro fu trasferita all'AlliiertenMuseum (il Museo degli Alleati in Clayallee 135): l'edificio che oggi è preso d’assalto dai turisti è una sua replica in metallo. Sopra a questa baracca è posizionata l'immagine di un soldato americano, l’ex suonatore di tuba dell’esercito Jeff Harper: questa foto fu scattata nel 1994 come parte di un servizio fotografico sull’ultima guarnigione americana a Berlino. Sul retro di questa foto si trova quella di un soldato in uniforme sovietica, la cui identità resta ancora ignota.
Gli occhi di mezzo mondo furono puntati su Checkpoint Charlie per un episodio avvenuto nell’ottobre del 1961, subito dopo l’erezione del muro. All’epoca i paesi alleati non riconoscevano ancora la Repubblica Democratica Tedesca come stato e quindi consideravano le truppe sovietiche le uniche responsabili dell'area. Quando alcune guardie della Germania dell'Est chiesero di controllare i documenti ad un diplomatico americano che si stava recando in visita nel settore sovietico la tensione salì immediatamente e drammaticamente. Dopo soli due giorni furono schierati dieci carri armati sovietici ed altrettanti carri americani, a fronteggiarsi sui due lati del confine. Fortunatamente, grazie alla mediazione del capo dipartimento di giustizia americano Robert Kennedy e della spia del KGB Georgi Bolshakov, il terzo giorno i carri sovietici furono ritirati, seguiti immediatamente dopo da quelli americani.
Un altro episodio che fece molto clamore internazionale fu la morte di Peter Fechter, un ragazzo di Berlino Est. Nel tentativo di fuggire ad Ovest il giovane fu colpito dalle guardie di confine, che lo ferirono e lo lasciarono intrappolato nel filo spinato. Per paura del fuoco nemico, né le guardie DDR né quelle alleate si recarono in suo soccorso, tanto che Peter morì dopo un’ora di agonia di fronte a telecamere e macchine fotografiche di tutto il mondo. Questa morte scatenò una forte ondata di proteste anti-russe in tutta Berlino Ovest ed altrettante critiche per l’inazione delle truppe occidentali: il risultato fu un'ulteriore limitazione della libertà di movimento tra i diversi settori cittadini.
A soli ottanta metri da Checkpoint Charlie - in un appartamento di Friedrichstrasse - ha sede il museo fondato dal dottor Rainer Hildebrandt. Una delle peculiarità di questo spazio espositivo è la sua data di nascita, quasi contemporanea all'erezione del muro: è infatti dal 1962 che questo luogo espone materiale che documenta la violenza del governo della DDR e raccoglie le testimonianze dei cittadini a favore della pace e della riunificazione.
Più che un museo, si tratta di un vero e proprio centro di ricerca e documentazione: situato inizialmente in un bilocale disabitato, si è esteso nel 1963 agli appartamenti adiacenti diventando Haus am Checkpoint Charlie, "la casa presso il Checkpoint Charlie". Trattandosi dell’edificio ad uso pubblico più vicino al confine della Germania Est - meno di cento metri - molti di coloro che riuscivano a fuggire, spesso in maniera rocambolesca, donavano simbolicamente le loro stravaganti invenzioni al museo: qui si trovano una mongolfiera, un mini sottomarino artigianale ed una piccola seggiovia costruita in casa.
Uno dei personaggi più famosi legati al muro fu John Running, noto come Mauerläufer, "il camminatore del muro": un quacchero americano che - ispirato da pacifismo e libertà - trascorse diversi anni a Berlino cercando incessantemente di danneggiare il muro, con l'intenzione di aprire un varco da Ovest. Rimarranno per sempre nelle cronache un primo episodio - quando costruì una scala lunghissima che lo portò a cavallo del muro, da cui ne prelevò la parte superiore - ed un secondo, in cui montò un ariete stradale su un'automobile, per poi lanciarsi contro il muro ad alta velocità. Le sue imprese gli costarono tre mesi di detenzione nelle prigioni DDR: gli artefatti da lui ideati sono oggi esposti al Mauermuseum.
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