I sette checkpoint, le porte tra Berlino Est e Berlino Ovest

APPROFONDIMENTI

Anche se il muro di Berlino - e le guardie socialiste autorizzate a sparare - sono diventati immagine e metafora della frontiera invalicabile per eccellenza, era tuttavia possibile per i cittadini recarsi da una parte all’altra della città per varie ragioni: familiari, di lavoro e persino di svago. Per attraversare il confine che separava le zone di Berlino era però necessario passare da uno dei sette valichi di frontiera predeterminati chiamati checkpoint (punti di controllo), dove avvenivano perquisizioni approfondite e controlli dei documenti.

Checkpoint Charlie: il più famoso a livello internazionale, era l’unico punto in cui potevano transitare membri delle forze armate alleate.

Sonnenallee: questo valico si trovava tra due zone relativamente degradate della città e non presentava particolare traffico. In questa zona è ambientato un film molto noto in Germania, intitolato “Sonnenallee”, che racconta di due ragazzi che crescono in famiglie divise tra DDR e BRD. Qui vi è stata l’ultima uccisione da parte delle guardie di frontiera della storia del muro (Chris Gueffroy, nel febbraio 1989).

Bornholmer Strasse: il passaggio più a nord, era quello deputato al transito dei comuni cittadini della Repubblica Federale. Fu il primo valico a lasciar passare la folla la sera del 9 novembre 1989: di fatto è il luogo dove il muro è effettivamente caduto.

Invalidenstrasse: questo valico si trovava nei pressi dell’Invaliden Friedhof, un cimitero degli invalidi di guerra. Qui ebbe luogo uno dei tentativi di fuga più spettacolari: dodici tedeschi dell’est con un autobus cercarono di sfondare il valico. Il bus, crivellato di colpi, si fermò solo pochi metri prima del confine e tutti gli occupanti, feriti, furono arrestati.

Heinrich-Heine Strasse: era il posto di frontiera deputato al transito delle merci e della posta tra le due parti della città: necessitava di ampi spazi e ancora oggi - pur essendo in una zona densamente abitata - vi sono prevalentemente edifici adibiti a stoccaggio.

Oberbaumbrücke: questo ponte - letteralmente “ponte superiore in legno” - è una costruzione storica ed oggi è uno snodo essenziale per il traffico tra i diversi quartieri di Friedrichshain. Rimase chiuso per tutto il periodo della divisione, permettendo solo il passaggio pedonale di cittadini autorizzati. Dopo la caduta del muro fu parzialmente ristrutturato dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava: merita una visita l'installazione che simula due mani che giocano alla morra cinese (carta, forbice e sasso).

Chausseestrasse: in questo valico secondario vi furono gli ultimi spari contro dei fuggiaschi. Nell’aprile 1989 le guardie di confine avevano già ricevuto ordini precisi di non sparare ai cittadini, a patto che questi non avessero aperto il fuoco contro di loro. Le istruzioni, diramate con diverse tempistiche e modalità, non giunsero in tempo alle guardie assegnate al controllo passaporti, che quindi spararono in aria per spaventare due giovani che stavano tentando di correre ad Ovest. Furono gli ultimi colpi esplosi intorno al muro di Berlino.

Friedrichstrasse Bahnhof: ai sette checkpoint sopra citati occorre aggiungerne un ottavo, l’unico valico ferroviario della città. Qui i cittadini dovevano scendere dal treno, passare attraverso un palazzo dove venivano effettuati i controlli e infine salire su un altro treno, dato che le linee ferroviarie dei due paesi non erano connesse. Nel tratto della stazione in cui i cittadini BRD attendevano i treni per andare verso Berlino Est erano presenti gli unici chioschi in città dove si potevano acquistare liberamente beni DDR e pagarli con valuta occidentale. Il palazzo dei controlli è ancora presente: oggi, dopo una fedele ristrutturazione, ospita una mostra permanente. A causa del dolore che ha causato nelle famiglie berlinesi è chiamato Tränenpalast, "il palazzo delle lacrime".

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