Ai piedi delle colline del Monferrato e poco distante dalla riva sinistra del Po - circondato da paludi bonificate e terrazzamenti - si trova il comune di Trino, terzo per estensione territoriale all’interno della provincia di Vercelli. La coltivazione del riso svolge qui un ruolo fondamentale già a partire dal XV secolo e in questi luoghi il suolo è stato sfruttato con profitto sin dall’epoca romana, ma l'origine del borgo è precedente: la sua fondazione si deve probabilmente ai celti, da cui ne deriverebbe l’antico toponimo Rigomagus, ovvero “il mercato del re”. Dal II secolo a.C. Rigomago diventa sede di una mansio romana, ovvero un importante punto di sosta e ospitalità per i viaggiatori sulla strada che collegava Torino a Pavia; si trova traccia di questa tappa anche nell’Itinerarium Burdigalense, il più antico racconto di un cammino cristiano giunto sino a noi, opera di un anonimo pellegrino che nell'anno 333 partì da Bordeaux e raggiunse Gerusalemme per venerare il Santo Sepolcro.
A partire dal VI secolo il nome dell'insediamento viene cambiato in “Tridinum”: la leggenda racconta di come tre valorosi condottieri longobardi riedificarono la distrutta Rigomago con mura di cinta e tre castelli a scopo difensivo. Nel 1210 Trino, proprietà del Comune di Vercelli, si trasforma in borgo franco e, sottraendosi ai diritti feudali, inizia a redigere statuti e regolamenti propri. Le dominazioni a seguire furono tante: il paese passò dalle mani degli Aleramici ai Paleologi (1305), successivamente ai Gonzaga (1536) e infine ai Savoia (1631).
In epoca moderna, la lacunosa gestione del territorio da parte dei governanti e il debole polso della Chiesa trinese consentirono alla locale Confraternita del Santissimo Sacramento e Apostoli di assumere sempre maggior importanza e occupare numerosi luoghi di potere. Fondata nel 1451, la confraternita divenne un’istituzione molto influente grazie a rendite e donativi accumulati: ricadevano difatti sotto la sua amministrazione l'ospedale, il Monte di Pietà e persino il dazio cittadino. Nella prima metà del XVII secolo la Confraternita poteva essere considerata come una vera e propria azienda, la prima a Trino: l'edificio che ospitava la compagnia - tuttora visitabile al civico 33 di corso Italia - appare oggi alquanto modesto rispetto alle reali risorse di cui disponeva l'istituzione all'epoca.
Passeggiando tra le sue strade, l’abitato di Trino ci ricorda ancora oggi l'antica natura difensiva e medievale attraverso la geometria delle vie esterne - sorte al fianco delle vecchie mura - e di quelle più interne, gli stretti vicoli del centro.
Incastonato tra le vie cittadine, in Piazza Garibaldi, si trova Palazzo Paleologo, antica residenza signorile della dinastia degli Aleramici che dominò questo territorio dalla prima metà del X secolo. L’edificio venne ampliato nel 1152 sotto Guglielmo il Vecchio che qui stabilì la sua dimora. Nei secoli a seguire i suoi spazi vennero utilizzati come magazzini, botteghe e scuderie nonché guarnigioni militari, perdendo così l’antico fascino dei suoi saloni ben decorati. Nel 1686, dopo la revoca dell’editto di Nantes, il duca Amedeo II di Savoia diede avvio ad una serie di spedizioni militari per fermare il protestantesimo sul territorio: settecento valdesi vennero imprigionati a Palazzo Paleologo e soltanto 46 sopravvissero. Da questo triste episodio Trino passerà alla storia come "la tomba dei Valdesi".
Dal 2006, grazie ad un importante restauro, il palazzo è tornato a splendere nelle sue vesti signorili di dimora rinascimentale ed è visitabile saltuariamente durante le giornate del FAI.
Poco distante dall’abitato di Trino troviamo la chiesa di San Michele in Insula, risalente al periodo paleocristiano e fondata dal Vescovo Eusebio di Vercelli nel IV secolo. In origine semplice cappella in legno, poggiava tra due rami del fiume Po e questa sua natura bucolica compare ancora oggi nell’appellativo in insula, ovvero sull'isola. La primitiva struttura cadde in rovina a seguito di un violento evento non registrato dalle cronache, probabilmente un incendio o un saccheggio. Secondo alcune testimonianze scritte fu solo tra il X e l’XI secolo che la chiesa venne ricostruita e attorno ad essa sorsero botteghe e altri edifici.
La chiesa appare ancora oggi semplice e modesta, in esemplare stile romanico-altomedievale, e conserva al suo interno alcuni frammenti di affreschi del XII secolo tra cui una Crocefissione e una Vita di San Michele. Degno di nota anche il Crocifisso ligneo, il più antico della città, con un'inusuale capigliatura.
Attraversando il pianeggiante paesaggio trinese è difficile non notare la maestosa sagoma della centrale nucleare Enrico Fermi, uno dei quattro impianti nucleari - insieme alle strutture di Latina, Caorso e Sessa Aurunca - operativi in Italia tra gli anni'60 e gli anni '80.
Trino deve alcuni record mondiali alla centrale: inaugurato nel 1965 sul lato sinistro del Po, l’impianto detiene tuttora il primato mondiale di funzionamento ininterrotto a piena potenza per 322 giorni e fu inoltre il reattore più potente al mondo dal 1964 al 1966, quando fu surclassato dal francese Chinon A3.
La struttura venne definitivamente chiusa nel 1987 dopo il referendum che segnò la fine del nucleare in Italia ed è oggi visitabile con cadenza biennale grazie al programma Open Gate che consente a comuni cittadini di visitare gli impianti in corso di smantellamento: è raccomandata la prenotazione con largo anticipo.
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