Al confine settentrionale del Monferrato - circondato da verdeggianti alture tutelate come parco naturale dal 1980 - svetta il Sacro Monte di Crea dall'alto dei suoi 455 metri. Alle pendici del rilievo giace il grazioso borgo di Serralunga, che si snoda sul crinale d'una collina, mentre la sommità custodisce - nascosta tra boschi, sentieri e vigneti - la Via Sacra che ha reso questi luoghi meta di pellegrinaggio religioso e patrimonio dell'umanità Unesco.
Secondo la tradizione Sant'Eusebio, fuggendo dalla Terra Santa e dalle persecuzioni degli eretici ariani, intorno all'anno 350 approdò ai piedi delle Alpi recando con sé tre statue della Madonna. Attorno ad una di queste, sulla cima di un colle già consacrato a divinità pagane, fu eretto un primo oratorio dedicato a Maria. Nell'XI secolo il crescente flusso di pellegrini convinse il re d'Italia Arduino ad ampliare il modesto luogo di culto trasformandolo in una piccola chiesa affiancata da un convento di frati agostiniani.
Uno dei primi documenti ufficiali in cui si menziona Santa Maria di Crea risale al 1152, con la cessione della chiesa all'influente monastero di Vezzolano: furono proprio questi canonici a incentivare la crescita spirituale e artistica di questi luoghi, seguiti nei secoli successivi dai monaci lateranensi con l'aiuto dei devoti signori del Monferrato, inizialmente i Paleologi e successivamente i Gonzaga. Nel 1589 - con l'appoggio dei regnanti e della comunità locale - il priore Costantino Massino decise di impreziosire il luogo sacro con un itinerario mariano ispirato al Sacro Monte di Varallo, ossia un percorso religioso punteggiato da cappelle e romitori in cui sostare per una preghiera o una meditazione sui Misteri del Rosario.
La magnificenza del Sacro Monte di Crea si affievolì nel corso del XVIII secolo, fin quasi a spegnersi. La canonica e l'abbazia furono soppresse nel 1798, i santi luoghi furono dapprima abbandonati, successivamente devastati e saccheggiati dalle incursioni dell'esercito napoleonico: l'intero Sacro Monte, compresi chiesa e convento, fu venduto all'incanto nel 1809. La definitiva donazione dell'intero complesso alla Chiesa e le sollecite cure dei frati francescani - subentrati dal 1820 nella gestione delle strutture - hanno conferito al Sacro Monte il suo aspetto odierno grazie a restauri e abbellimenti, durati sino agli anni Venti del Novecento, che hanno restituito al santuario e alle cappelle il loro antico splendore.
Il Sacro Monte di Crea è stato dichiarato dall'Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità nel 2003, insieme ad altri otto Sacri Monti di Piemonte e Lombardia. Oltre alla chiesa di Santa Maria Assunta, al convento e agli edifici convertiti in luoghi di accoglienza per i pellegrini - non mancano infatti bar, ristoranti e camere in affitto - il parco ospita la cosiddetta Via Sacra, un itinerario devozionale da percorrere a piedi che culmina sulla sommità del colle.
Alle iniziali quindici cappelle incontrate lungo il cammino - costruite nel 1589 sul modello del Sacro Monte di Varallo e dedicate ai Misteri del Rosario - si aggiunsero in corso d'opera altre otto cappelle dedicate al martirio di San Eusebio e alla vita di Maria. Il percorso fu completato con la costruzione di cinque romitori che ricordano al pellegrino momenti salienti della vita dei Santi, tra cui San Luca e San Francesco. Le decorazioni degli edifici, principalmente statue in terracotta policroma e dipinti, furono realizzate da artisti italiani e stranieri tra cui spiccano i nomi dei fratelli Wespin (i Tabacchetti), di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo e di Giovan Battista della Rovere (il Fiamminghino). Agli importanti lavori di restauro avvenuti nel corso dell'Ottocento presero parte invece, tra gli altri, Leonardo Bistolfi e Antonio Brilla che decorarono le notevoli cappelle XVI (salita al Calvario) e XVIII (Crocefissione).
Ma è senza dubbio al termine del quieto sentiero alberato, proprio sulla cima del monte e circondato da incantevoli panorami, che si trova l'edificio più suggestivo della Via Sacra: la ventitreesima ed ultima cappella, dedicata all'incoronazione di Maria in Cielo e meglio conosciuta come la Cappella del Paradiso. Sicuramente tra le più antiche dell'intero complesso, questa cappella è stata restaurata nel settembre del 2021 e rappresenta il vero cuore del Sacro Monte: oltre trecento statue - angeli, santi e martiri - onorano la Madonna assunta in Cielo e incoronata dalla Trinità. L'attimo è solenne, Maria è circondata da una folla festante di cardinali e beati, suore e frati. Un'ingegnosa struttura mantiene le statue sospese al soffitto, a sua volta decorato da cori di angeli esultanti: l'elaborato e sontuoso complesso risulta di grande impatto scenico ed emotivo.
Prezzo: gratuito
Apertura: 07:00-12:00 14:00-18:00
La tradizione vuole che il maestoso edificio sia stato costruito sul luogo in cui Sant'Eusebio eresse il primitivo oratorio alla Madonna. Di certo la chiesa, voluta da re Arduino, esisteva già ai tempi delle Crociate: lo testimoniano documenti e cessioni del XII secolo, ma soprattutto frammenti di arte romanica oggi posizionati sui pilastri delle navate.
Ampliata e abbellita nel corso dei secoli dai Marchesi di Monferrato - Guglielmo VIII Paleologo alla fine del Quattrocento e Vincenzo I Gonzaga alla fine del Cinquecento - la chiesa conserva l'impianto romanico a tre navate con volte a crociera rialzata . La facciata in stile barocco, in cui risalta il pregevole mosaico dell’Assunzione della Madonna che ancora oggi si può ammirare dal sagrato, risale invece al 1735. Gli interni conservano pregiate opere d'arte sacra e una ricca collezione di ex voto, ma è nelle due cappelle dietro l'altare maggiore che sono custoditi i veri tesori del santuario.
La cappella di Santa Margherita di Antiochia, dove per un periodo furono accolte le reliquie dell'omonima santa, espone due tra gli affreschi più importanti di tutta l'arte rinascimentale piemontese: la Madonna in trono e il martirio della Santa, entrambi opera del misterioso Maestro di Crea.
La cappella della Madonna protegge invece il più prezioso tesoro del Sacro Monte, la leggendaria statua della Madonna nera di Crea, che si narra sia stata realizzata dall'apostolo San Luca e qui portata da sant'Eusebio nel 350 d.C. La sua reale provenienza resta ignota: nonostante i moderni studi abbiano datato l'immagine al XIII secolo è ormai certo che i pellegrinaggi ed il culto risalgono ad un periodo che precede l'ufficiale datazione scientifica. L'opera - una piccola statua della Madonna con Bambino ottenuta da un unico blocco di legno - ha perso la patina di colore scuro durante i restauri del 1981, smorzando in parte il fascino della popolare e suggestiva "Madonna bruna".
Ai piedi del sacro Monte di Crea si delinea la zona di produzione del Grignolino del Monferrato Casalese Doc, un vino che recentemente riscuote sempre più successo tra gli appassionati, costantemente alla ricerca di prodotti di nicchia.
Il Grignolino: un rosso rubino dai riflessi granati che diventano aranciati con un maggiore affinamento, in botte di legno nel caso della “Riserva”. Il gusto ricorda l’erbaceo fresco, note di frutta rossa matura ma senza raggiungere le note di confettura. In bocca risalta una discreta acidità ed una leggera nota astringente, legata ai tannini ceduti dai vinaccioli - i semini - detti “grignòle” in astigiano, di cui questa varietà è ricca e da cui secondo la tradizione prende il nome.
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