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Colle di Superga bookmark

Dieci chilometri a nord est della città di Torino affiora il colle di Superga, che con i suoi 672 metri ottiene il terzo posto, in termini di altitudine, dell’intera catena delle Colline del Po e del Parco naturale della Collina Torinese. Grazie alle sue bellezze paesaggistiche e culturali quest’area è oggi un parco naturale protetto ed è sotto la tutela dall’Ente di gestione delle aree protette del Po torinese. Il Parco naturale della Collina di Superga, oltre ad offrire piacevoli passeggiate grazie ai sentieri che lo attraversano, permette di visitare la celebre basilica e le numerose ville e cascine costruite tra il 1600 e il 1800: un importante quanto variegato patrimonio turistico per la città di Torino, meta ideale per una gita fuori porta.

Superga (o Sopèrga in piemontese) appartiene al territorio comunale torinese dal XV secolo: qui sorgevano piccole chiese votive dedicate a santa Maria, a sant’Antonio e a san Grato, ma il colle era già abitato dal XIII secolo dal momento che permetteva un’osservazione strategica sulla città di Torino e i suoi dintorni. Circa il nome, rimane ancora in dubbio la sua origine etimologica: una prima ipotesi lo fa risalire al germanico Sarra-berg, ovvero “monte della collina”, mentre altre teorie indicano un'origine longobarda, dato che una donna di nome Saroperga sarebbe stata la proprietaria dei boschi circostanti. Un’ultima ipotesi è quella che conduce a tempi recenti, più precisamente ad una statua raffigurante la Madonna che - nel periodo tardomedievale - era posta sotto un loggiato, da cui il nome santa Maria sub pergula. Il duca Vittorio Amedeo II di Savoia giurò di costruire la maestosa basilica proprio di fronte a questa statua, e tale manufatto è tuttora conservato nella chiesa stessa, all’interno della Cappella del voto.

Oggigiorno una delle vie più affascinanti per raggiungere il colle di Superga è sicuramente quella percorsa dalle antiquate carrozze della tranvia Sassi-Superga, meglio nota in piemontese come dentera (dentiera). Si tratta di una linea lunga oltre tre chilometri che collega il quartiere torinese di Sassi alla cima del colle; fu inaugurata il 27 aprile 1884 dopo un anno di lavori, in occasione dell’edizione torinese dell’Esposizione generale italiana. Caduta in disuso durante gli anni settanta, venne riaperta al pubblico nel decennio successivo - grazie al restauro e alla manutenzione delle storiche vetture - ed è tuttora operativa.

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Basilica di Superga

Prezzo: gratuito (salita alla cupola 3,00 €)

Apertura: 10:00-13:00 14:30-17:00

Considerata uno dei capolavori settecenteschi per la sua architettura imponente e per le splendide rifiniture, la basilica di Superga è - insieme alla Mole Antonelliana - uno dei simboli più conosciuti della città di Torino.

L’edificazione di questo luogo di culto nacque per volontà del duca Vittorio Amedeo II che il 2 settembre 1706, mentre Torino era assediata dalle truppe francesi, salì sul colle per osservare dall’alto il campo di battaglia. Qui, al cospetto della statua della Madonna a cui era devoto, il duca fece un giuramento: se avesse vinto contro i Francesi avrebbe fatto costruire una monumentale chiesa esattamente su quelle alture. Quel che accadde è storia: il 7 settembre l’esercito piemontese vinse sul nemico, liberando definitivamente la città di Torino.

Fu l’architetto messinese Filippo Juvarra, uno dei massimi esponenti del barocco, che nel 1715 firmò il progetto per la costruzione della basilica. L'irregolare geografia del sito rendeva però difficile l'attuazione dei piani originali e si rese quindi necessario abbassare la cima del colle di quaranta metri, compito portato a termine in un solo anno grazie al duro lavoro di cento operai armati di semplici picconi, pale e carriole. Si dovettero comunque acquistare ulteriori terreni privati, dato che l'area ceduta dal comune non bastava a contenere il vasto piazzale immaginato da Juvarra.

Durante i lavori i più disparati materiali da costruzione – mattoni e pietre, legnami e marmi – venivano faticosamente trainati sulla cima del monte a dorso d'asino, lungo impervie mulattiere: la località ai piedi del colle, in cui tutto il materiale veniva accumulato in attesa del trasporto, prende da allora il nome di Sassi.

La prima pietra della struttura venne posata nel 1717 dal duca Vittorio Amedeo II, che nel frattempo era diventato re di Sicilia e Sardegna. La basilica fu finalmente inaugurata e aperta al pubblico il primo novembre 1731 - dopo quattordici anni di lavori - e dedicata alla “Madre del Salvatore, Salvatrice di Torino”, come recita un’iscrizione su lastra in marmo. Alla cerimonia inaugurale presero parte tutte le autorità ed un grande pubblico: mancava soltanto Vittorio Amedeo II, colui che per primo sognò il più bel monumento alla città, costretto dal figlio Carlo Emanuele III a rimanere recluso nella residenza francese di Chambery.

La basilica si articola attorno a una chiesa dalla pianta circolare preceduta da un pronao – ossia un ampio porticato - sorretto da otto colonne corinzie; ai lati del corpo centrale si trovano due campanili. L'edificio ha una lunghezza di 51 metri e raggiunge un’altezza massima di 75 metri proprio all’interno della vasta cupola, che è considerata un vero capolavoro d'ingegneria: la struttura è costituita da due calotte, una interna ed una esterna, divise da un’ampia intercapedine. Una scala a chiocciola di 131 gradini conduce alla balconata esterna da cui è possibile ammirare il sorprendente panorama che si estende dalla città di Torino fino alle montagne: da qui si possono infatti abbracciare, in un sol colpo d’occhio, il Monviso, le vallate del Canavese e le cime del Monte Rosa.

Gli interni, decorati dalle sculture di Agostino Cornacchini e Bernardino Cametti, custodiscono due preziose tele di Sebastiano Ricci: San Maurizio e San Luigi. All'interno della Cappella del voto si può ammirare la statua in legno della Madonna presso la quale il duca Vittorio Amedeo II prestò giuramento, vincendo la battaglia contro i Francesi. Nei sotterranei della basilica è presente una cripta contenente le Tombe Reali di Casa Savoia: pensata da Vittorio Amedeo II, fu realizzata soltanto anni dopo per volontà del nipote, re Vittorio Amedeo III. La stanza, a croce latina e riccamente decorata, ospita 62 sepolture: Vittorio Amedeo II e il figlio Carlo Emanuele III riposano ai lati opposti della sala, divisi anche dopo la morte.

All’esterno della basilica è possibile visitare l'incompiuta Residenza del Re, un edificio di tre piani fortemente voluto da Vittorio Amedeo II per trascorrervi gli ultimi anni della sua vita: non avendo ultimato la costruzione, i reali in visita a Superga furono costretti ad utilizzare come residenza d’appoggio alcune stanze del vicino convento. E proprio dal verdeggiante chiostro del convento si può infine accedere alla cosiddetta “Sala dei Papi”, così chiamata perché ospita l'unica raccolta al mondo di ritratti su tela di tutti i pontefici della storia. In questa insolita galleria sono raffigurati anche tutti gli antipapi, compreso naturalmente l'ultimo, che nel 1449 si sottomise all'autorità papale ricomponendo definitivamente la frattura nella cristianità. Era costui l'antipapa Felice V, meglio conosciuto al secolo come Amedeo VIII... di Savoia!

La tragedia di Superga

APPROFONDIMENTI

Il 4 maggio del 1949 alle ore 17:03 un aereo con a bordo la squadra di calcio del Grande Torino, di ritorno da un’amichevole a Lisbona contro il Benfica, si schianta contro il muraglione della Basilica di Superga. Trentuno sono le vittime: l’intera squadra perde la vita in un istante, inghiottita da un assordante boato, e assieme ai giocatori periscono anche i dirigenti, gli accompagnatori, l’intero equipaggio e tre noti giornalisti sportivi. Si salva soltanto il presidente del club, rimasto a casa per una provvidenziale influenza.

La squadra del Torino, romantica metafora di un'Italia che tornava a vincere dopo gli anni bui della guerra, all’epoca dell’incidente stava vivendo un lungo periodo di gloria calcistica: nelle ultime otto stagioni aveva conquistato cinque scudetti consecutivi e una Coppa Italia. L'impatto emotivo che seguì la catastrofe fu intenso e condiviso: i funerali si svolsero presso il duomo di Torino e videro una grandissima partecipazione popolare, quasi un milione di persone giunte da tutta Italia per fare un ultimo saluto alle vittime. Le esequie furono trasmesse in diretta radiofonica dalla Rai, tra i presenti anche Giulio Andreotti e Ottorino Barassi, presidente della FIGC. L’incidente risultò così scioccante nella percezione generale che l’anno seguente la nazionale italiana si recò ai campionati mondiali di calcio in Brasile a bordo di una nave.

Nel Museo del Grande Torino sono oggi conservati alcuni resti dell'aereo ed altri cimeli, tra cui le valigie di Mazzola, Maroso ed Erbstein. Il museo sorge nella prestigiosa Villa Claretta Assandri di Grugliasco ed è stato inaugurato il 4 maggio 2008, nel 59º anniversario della tragedia.

Il funesto evento è anche ricordato da una lapide sul retro della basilica di Superga e ogni 4 maggio una messa solenne viene celebrata in onore delle vittime. Dal 2015, in ricordo di questa perdita, la FIFA ha proclamato il 4 maggio “Giornata mondiale del calcio”.

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