Oltre il Muro: fughe rocambolesche

APPROFONDIMENTI

Molte delle fughe da Berlino Est verso Berlino Ovest non avvennero propriamente attraverso il Muro ma in altri punti del confine più facilmente valicabili, ad esempio nei pressi dei corsi d'acqua o in zone campestri lontano dalla città. Nonostante questo, qui si racconta esclusivamente di chi riuscì a superare le vere e proprie pareti in cemento della barriera, apparentemente insormontabili. Sono inoltre volutamente omesse da questo sintetico sommario anche le fughe organizzate dietro pagamento in denaro.

I numeri stimano che - lungo il confine cittadino - ogni venti fughe solo una avesse successo. Malgrado questa sconfortante statistica, per tutto il periodo di divisione della città gli abitanti di Berlino cercarono di valicare il muro. Nel linguaggio della DDR gli aspiranti fuggitivi venivano chiamati "Sperrbrecher", ovvero quelli che spezzano la barriera. In caso di successo, i fuggiaschi venivano classificati come "Republikfluchtiger", termine che può essere liberamente tradotto con disertori della Repubblica.

Le fughe più comuni erano quelle via terra: il fuggitivo doveva arrampicarsi sulla barriera interna, attraversare la terra di nessuno e infine arrampicarsi sulla seconda barriera, quella sul confine. La terra di nessuno costituiva un pericolo enorme: ben illuminata, spesso minata e dotata di rilevatori sonori di movimento, sempre ricoperta di filo spinato e costantemente sorvegliata da guardie - posizionate ogni 200 metri - che avevano l'ordine di sparare a vista. Evitare la cosiddetta striscia della morte era prioritario e per questo motivo molte persone cercarono metodi alternativi di fuga: a nuoto dove confine coincideva con le vie d’acqua, oppure scavando tunnel per passare sotto alla barriera, o addirittura volando sopra il confine.

Tra queste ingegnose storie di successo, è giusto ricordare che la prima vittima del muro fu proprio una persona che cercò di fuggire dall'alto: Ida Siekmann - che viveva a ridosso del muro, in un appartamento al terzo piano di Bernauer Straße 48 - cercò di saltare oltre la barriera morendo nella caduta.

Nei primi mesi del muro un uomo riuscì a fuggire semplicemente lanciando la sua automobile alla massima velocità attraverso un checkpoint: per evitare che questo episodio potesse ripetersi in futuro, ai varchi di frontiera furono installate sbarre metalliche. Malgrado questo, viene riportato il caso di quattro persone che scapparono con un'automobile dall'assetto ribassato modificata per la fuga: parabrezza e tetto furono progettati per sganciarsi urtando la sbarra. Il veicolo riuscì a passare il confine e i quattro passeggeri - accucciati ai piedi dei sedili - oltrepassarono indenni il muro a tutta velocità.

Sopra al Muro

Tra le fughe memorabili merita una menzione quella delle famiglie Strelczyk e Wetzel, narrata anche in due film: Night Crossing del 1982 e Balloon del 2018. Le due famiglie, un totale di 8 persone, lavorarono a lungo e in gran segreto alla costruzione di una mongolfiera che permise loro di volare fino a duemila metri di altitudine - temperatura 8 gradi sottozero - e infine atterrare in sicurezza nella Germania Ovest.

Nel 1963 il circense Horst Klein pianificò la fuga sfruttando le sue abilità e un cavo dell’alta tensione che passava 20 metri sopra il muro. Si arrampicò a mani nude e poi camminò sul filo teso fino a passare il confine: cadde poi esausto, rompendosi entrambe le braccia ma senza conseguenze letali, ormai al sicuro oltre confine.

Nel 1983 Holger Bethke riuscì a fuggire dal quartiere di Treptow costruendo una grossolana funivia: scagliò una freccia legata ad un cavo d’acciaio che raggiunse il palazzo dove era appostato suo fratello Ingo, già pronto a mettere in sicurezza la rudimentale struttura. Con l’aiuto di un sedile sospeso si lasciò infine scivolare lungo questa primitiva zipline, scavalcando la barriera.

Sotto al Muro

In totale furono costruiti circa 70 tunnel, 19 dei quali permisero fughe di cittadini DDR. Il tunnel più famoso è il Tunnel 57 - costruito dagli studenti della Freie Universität - che rimase operativo il 3 e 4 ottobre 1964. Questo comitato studentesco prese contatto con circa 120 persone in Germania Est e insieme pianificarono l'evacuazione di massa a partire dal giorno 3 ottobre: i lavori di costruzione furono finanziati con la vendita in esclusiva delle immagini ai principali giornali della Repubblica Federale Tedesca. Purtroppo tra le persone coinvolte c’era anche un informatore della Stasi che si presentò all'appuntamento accompagnato delle guardie di confine. La situazione presto degenerò e uno studente sparò a una delle guardie, ferendola: altri soldati, intervenuti immediatamente dopo lo sparo, uccisero involontariamente il loro collega. A seguito di questo incidente la tensione raggiunse l'apice e gli studenti interruppero l’operazione, dopo aver fatto passare il confine a 57 cittadini dell’Est.

Anche degli italiani furono coinvolti nella fuga da un tunnel: Joachim Rudolph - fuggitivo di Berlino Est - nel 1962 ingaggiò un gran numero di volontari per scavare nell’arco di pochi mesi un tunnel che si collegasse a uno scantinato di Berlino Est. Tra questi volontari figuravano anche gli italiani Domenico Sesta e Luigi Spina e da questo tunnel - finanziato dalla NBC in cambio dei diritti di diffusione delle immagini in diretta - scapparono 29 persone prima che si allagasse diventando impraticabile.

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