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Vercelli bookmark

Sulla sponda destra del fiume Sesia, nella parte orientale del Piemonte, sorge la città di Vercelli, oggi conosciuta ai più come la capitale europea del riso.

La sua fondazione risale al V secolo a.C., quando i Celti stabilirono un avamposto noto come "Wehrcelt" – letteralmente guardia (wehr) dei celti (celt): da qui la probabile origine del nome Vercelli. Secondo altre fonti, il toponimo compare in alcuni testi latini come "Vercellae", ovvero "veneris cellae", e indicherebbe la devozione ai culti pagani del popolo cittadino.

In alcune cronache Vercelli è anche nota come "Meropoli", dal nome stesso del suo fondatore: la leggendaria e sterminata città, di cui non v'è più traccia, si estendeva sulla sponda sinistra del fiume Sesia spingendosi fino a Borgo Vercelli. Fortificata e collegata attraverso tre ponti, avrebbe poi cambiato nome per volere di Re Beloisio, dominatore di queste terre.

Più sicuro e di epoca moderna il soprannome di "città delle otto ore": l'appellativo deriva da un importante fatto storico accaduto agli inizi del Novecento, quando Vercelli fu la prima città italiana ad ottenere per legge la riduzione dell'orario lavorativo giornaliero. Il traguardo fu raggiunto grazie a numerosi scioperi e proteste di mondine e braccianti, costretti a lavorare in condizioni invivibili nei terreni paludosi, falcidiati da malattie come malaria e tubercolosi: questi gruppi organizzati di lavoratori, chiamati "leghe di miglioramento contadino", riuscirono a conquistare il diritto alle otto ore lavorative nel 1907, con ben dodici anni di anticipo rispetto alla formalizzazione in legge per tutto il territorio nazionale.

Vercelli: un po' di storia

Fondata dai Celti nel V secolo a. C., Vercelli diventa municipium romano nel 49 a.C.: la città si trasforma in un importante snodo stradale e vengono costruite infrastrutture quali acquedotti, bagni pubblici e teatri.

A partire dal IV secolo d.C., su impulso del vescovo Eusebio, il borgo diventa diocesi e centro di diffusione del cristianesimo in tutta la regione, in particolare del culto mariano della Madonna Nera a cui verrà in seguito dedicato il famoso Santuario di Oropa. Eusebio sarà successivamente canonizzato, diventando patrono di tutto il Piemonte.

Nel corso dei secoli successivi Vercelli gode di buona fama e cresce in importanza, diventando un rilevante centro culturale, nonché sede della prima università subalpina (lo Studium, fondato nel 1228); è inoltre la prima città italiana ad abolire la servitù della gleba. Le aspre contese fra guelfi e ghibellini ne segnano a lungo la vita finché non diventa signoria milanese nel 1335, per essere poi ceduta nel 1427 ai Savoia. Dopo l'annessione alla Francia nel 1798, nel 1814 torna definitivamente ai Savoia: nonostante le vicissitudini storiche, Vercelli ha saputo sempre mantenere la sua rilevanza economica e commerciale sul territorio grazie alla coltura del riso e alle esportazioni in tutta Europa.

Oggi le sue risaie sono anche luogo di turismo itinerante, specialmente su due ruote; Vercelli inoltre sorge su un'importante tappa della via Francigena, punto di incontro del percorso proveniente dal Monginevro e da Torino e di quello proveniente dal Gran San Bernardo, tra Aosta e Ivrea: la sua posizione, insieme alla bellezza dei suoi monumenti e delle storiche basiliche, ne fanno una meta turistica di grande interesse.

Piazza Cavour

Fulcro della vita sociale, luogo di incontro e salotto buono di Vercelli, piazza Cavour si trova all'interno del centro storico: di forma trapezoidale, è pavimentata a ciottoli ed è circondata dai più antichi palazzi della città, tutti porticati e collegati tra di loro. Nota anche come piazza Maggiore, nel 1864 è stata intitolata a Camillo Benso Conte di Cavour, il quale ha svolto un ruolo importante nello sviluppo della città e dei territori circostanti. A lui si deve ad esempio la realizzazione del canale Cavour che, attraversando il Piemonte dal Po fino al Ticino, permette ancora oggi di irrigare l'immenso sistema di risaie che caratterizza questi luoghi. Al centro della piazza si erge un monumento in suo onore, che lo ritrae insieme a due statue allegoriche raffiguranti l'Agricoltura e il Commercio, i due ministeri che Cavour aveva diretto nel regno di Sardegna.

Sul lato nord della piazza svetta la torre dell'Angelo, così chiamata per alcune leggende che aleggiano intorno ad essa: si racconta che un angelo abbia soccorso una persona in procinto di gettarsi dalla torre, oppure abbia salvato dal crollo la torre stessa, costruita su basi non propriamente solide.

Non distante da piazza Cavour, un'altra torre cittadina è oggetto di credenze popolari: si tratta della torre del Broletto, la più antica di Vercelli. Si narra che intorno ad essa di notte si possano scorgere alcune fiammelle blu: sono queste le anime di personaggi illustri passati a miglior vita. Secondo la leggenda, se qualche celebre personalità dovesse notare uno spazio vuoto tra le fiammelle avrebbe la certezza che la sua ora è ormai giunta. Non c'è quindi da stupirsi se ancora oggi, ai piedi della torre, qualcuno per scaramanzia passeggi con passo svelto, lo sguardo basso e le mani sul volto.

Piazza Cavour ospita ogni settimana diversi mercati, antica tradizione giunta dal medioevo sino ad oggi. Il più caratteristico è quello del piccolo antiquariato - il "Barlafùs" - che attrae visitatori da tutta la regione e che si svolge ogni prima domenica del mese lungo viale Garibaldi, poco distante dalla piazza.

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Basilica di sant'Andrea

La maestosa balisica di sant'Andrea è il simbolo della città di Vercelli e rappresenta il suo monumento più importante. Eretta tra il 1219 e il 1227, è uno dei primi esempi di gotico italiano, in cui si fondono armoniosamente anche elementi in stile romanico lombardo. La facciata, rivestita in pietra verde di Varallo, è delimitata da due torri a cuspide, composizione poco frequente nel Nord Italia. Nata su modello dei complessi cistercensi, l'Abbazia ospita un chiostro con decorazioni rinascimentali e una bella sala capitolare. Sul capitello di una delle colonne che reggono la cupola, di fronte ad un leone, è scolpito un uomo dall'espressione enigmatica: non è stato possibile ricondurlo a nessuna figura storica ed è oggi noto come l'uomo che sorride.

Di fronte alla chiesa si può ammirare il salone Dugentesco, sorto come luogo di ricovero ed accoglienza per i molti viandanti e pellegrini che transitavano da Vercelli. E, sempre nei paraggi, il fianco di un edificio svela ai più curiosi una targa che recita un passo della Divina Commedia: Dante dedicò alcune righe dell'Inferno a questi luoghi, per celebrarne l'armoniosa cornice paesaggistica, rimarcando così l'importanza politica che la città rivestiva ai suoi tempi.

Vercelli: una passeggiata nel centro storico

A spasso per il centro di Vercelli, a pochi passi dalla Basilica di S. Andrea, si può ammirare l'imponente cattedrale neoclassica dedicata a Sant'Eusebio. Il nucleo originale risale alla fine del IV secolo, quando Eusebio, primo Vescovo di Vercelli e del Piemonte, fa erigere una chiesa nell'area della necropoli ai margini della città, che viene poi sostituita da una basilica paleocristiana. La cattedrale subisce numerose ricostruzioni e ampliamenti nel corso dei secoli, ma conserva ancora oggi un prezioso crocifisso in legno ricoperto da una sottile lamina d’argento e oro risalente al X secolo, raro esempio di arte ottoniana.

Meno vistosa ma non priva di fascino, la chiesa di San Cristoforo si rivela un vero e proprio gioellino della città e nasconde una sorpresa al proprio interno: un vasto ciclo di affreschi - opera di Gaudenzio Ferrari, uno dei maggiori esponenti dell’arte rinascimentale italiana - riveste completamente le pareti della chiesa e regala al tempio il soprannome "la Cappella Sistina di Vercelli". L'edificio, risalente ai primi del Cinquecento, conserva al proprio interno una preziosa pala d'altare - la Madonna degli Aranci - su cui vi è dipinta una delle prime rappresentazioni pittoriche del violino.

Un altro luogo di culto di pregevole fattura è la sinagoga, risalente al XIX secolo. Spicca in particolare la bella facciata a bande bicolori bianche e azzurre in pietra arenaria, su cui si possono ammirare merlature e torrette con cupole a cipolla di richiamo mediorientale.

Un luogo sicuramente singolare è il Museo della Farmacia Picciòla, al civico 24 di via Galileo Ferraris, che racconta l'evoluzione della farmacia attraverso l'esposizione di mobili, oggetti e strumenti attraverso duecento anni di storia: gli appassionati possono trovare alambicchi, mortai, pestelli e una collezione di oltre duemila oggetti tra cui un inusuale coccodrillo imbalsamato appeso al soffitto dell'antico laboratorio. Il museo è visitabile solo su prenotazione: è raccomandato scrivere all'indirizzo carlo.bagliani@icloud.com per verificare le disponibilità e chiedere un appuntamento.

All'interno dell'antica chiesa di San Marco, oggi sconsacrata, sorge il Polo Espositivo ARCA, sede di mostre ed eventi di respiro internazionale. La struttura moderna ben si integra con lo spazio medievale, sia grazie ad una copertura in vetro che permette di ammirare le antiche volte a crociera sia per gli spazi laterali dove sono visibili alcuni affreschi recentemente recuperati. La chiesa risale al 1266 ed era una delle più grandi ed importanti della città: nel tempo, anche a seguito della soppressione napoleonica degli ordini monastici, ha subìto diverse modifiche sino a diventare un mercato coperto, snaturando del tutto la sua iniziale destinazione.

Infine, un edificio laico di notevole interesse è Palazzo Centori, dimora dell'omonima famiglia patrizia vercellese, realizzato nel XV secolo. Al suo interno conserva un affascinante cortile in stile bramantesco, unico esempio di cortile rinascimentale in tutto il Piemonte. Nei pressi del Palazzo si trova il cosiddetto "Volto dei Centori", un vicolo stretto e scenografico noto anche come "Contrada degli Spazzacamini".

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