Si spera che gli amanti del famoso vermut non restino troppo delusi nello scoprire che il borgo di Cinzano nulla ha a che vedere con il celebre alcolico, se non il fatto di essere entrambi piemontesi; ciononostante, l'abitato merita una visita.
E così, a 495 metri sul livello del mare, quasi al centro del crinale che da Superga conduce alla Canonica di Vezzolano, Cinzano domina dall’alto la campagna circostante. Si tratta del paese più a est della provincia di Torino, l’ultimo, ai confini con l’astigiano. Il toponimo gli deriva probabilmente dal nome latino Cintius, largamente testimoniato in Piemonte. Durante l’epoca romana Cinzano si trovava a metà percorso sulla strada che da Industria - ora Monteu da Po - portava a Carreum Potentia, ovvero Chieri, ma le origini di Cinzano sono ben più antiche: il ritrovamento di una punta di freccia testimonia la presenza dell’uomo già a partire dal 2000 o 3000 avanti Cristo.
Nei secoli a seguire Cinzano e il suo territorio vennero contesi più volte, a riprova della posizione strategica che permetteva di dominare con lo sguardo l’area intorno. Venne prima donato da Federico Barbarossa al Vescovo di Chieri, successivamente passò nelle mani di diversi proprietari, fino a giungere nel 1631 al Ducato di Savoia.
La struttura della collina ha influenzato l’andamento dell’abitato che, ancora oggi, prende la forma di una Y. Costituisce un nucleo separato dal resto del paese la chiesa parrocchiale e il castello con il suo verdeggiante parco circostante.
Si tratta di una fortezza di origine medievale, comprovata dalla presenza di mura e torri, che nel 1164 venne donata da Federico Barbarossa ai Marchesi del Monferrato, e in seguito passò ai Marchesi Della Chiesa. Fu proprio Carlo Renato Della Chiesa che nel 1666 iniziò ad abbellire e ingrandire il castello dotandolo di un ampio giardino: fino a quel momento infatti il castello era circondato solamente dalle case del “recinto”, il raggruppamento di abitazioni protette da mura e torri utilizzate dagli abitanti della campagna in caso di pericolo.
Evidentemente il Marchese voleva rendere più emblematica la propria residenza e diede quindi avvio ai lavori di ristrutturazione che regalarono all’edificio una nuova facciata e un grande salone ricavato dalla copertura dell’antico cortile interno; oltre a ciò, il Marchese iniziò ad acquistare le case medievali del recinto per smantellarle e ricavare lo spazio necessario ai nuovi giardini.
Una curiosità: molto spesso veniva venduto soltanto il terreno su cui era posizionata la casa, mentre i materiali con cui era costruita - mattoni e tegole - venivano riutilizzati per costruire le abitazioni che oggi formano il paese di Cinzano. Non c’è da stupirsi dunque se nelle case odierne si possono ritrovare manufatti di chiara appartenenza tardo medievale, un evidente punto di contatto tra passato e presente.
All’inizio dell’Ottocento il castello e tutti gli annessi vennero frazionati e venduti ma pochi anni dopo, nel 1872, il marchese Ludovico Della Chiesa - grazie anche al contributo economico della moglie - non solo riacquistò il castello ma diede avvio a lavori di restauro in stile neomedievale ad opera dell’ingegnere Giuseppe Tonta che portarono l’antica residenza allo splendore di un tempo, decorandolo con un tipo di merlatura ad imitazione di quella originaria. Con questo ed altri lavori il castello tornò ad avere la sua originale sembianza di luogo fortificato, che ancora oggi è possibile ammirare: delle strutture originali, rimangono oggi l'imponente “Torre del Sale” e le due torri laterali.
Alla morte dell'ultimo marchese nel 1951, il castello - quasi abbandonato e danneggiato dai repubblichini durante la Seconda Guerra Mondiale - venne venduto e restaurato: dapprima utilizzato come ristorante, fu successivamente sede di un istituto medico pedagogico e nel 1968 venne diviso in appartamenti.
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